sabato 22 ottobre 2016

STEP. 7 I colori nel cinema

Quando è stato possibile utilizzarlo su pellicola, il colore è diventato un elemento fondamentale del linguaggio filmico. Se in una prima fase il cinema era rimasto in bianco e nero, la possibilità di avvalersi di una tavolozza pressoché infinita di sfumature, aprì una nuova frontiera espressiva per i registi di tutto il mondo. Il colore poteva partecipare in maniera decisiva alla storia, aiutando a creare una particolare atmosfera e a sottolineare gli stati d’animo dei personaggi.

Esordisce così, Luca Ferri nel Manifesto:

Il cinema è un albicocco al curaro


Torino Film Festival. Il digitale sugli affollati padiglioni del Forum Internazionale di Tokyo, il Super8 di un orto tra voci, ferrovia e rovine
"Chi non ricorda la famosa scena cult di Paolo Villaggio-Fantozzi che rincorre la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare per riportarle – mentre lei è in treno, in partenza – il celeberrimo giallo, L’albicocco al curaro, gridando su domanda di lei il nome dell’assassino, l’altrettanto celeberrimo “Dylan Chesterton Junior”?" 

Effettuando una ricerca sul web del nome inglese del colore assegnatomi, APRICOT, è comparso subito uno short film con lo stesso titolo. 
APRICOTBen Briand 


Un secondo esempio è il film del 2016 di Mikio Naruse, dal titolo Mademoiselle Abricot. Qui di seguito l'immagine della locandina:


Mademoiselle Abricot

Altro film da considerare per questo step, è slovacco di Peter Bebjak che s'intitola Marhuľový ostrov ovvero l'isola delle albicocche il quale parla di un amore tra una donna e tre amanti. Sia nel titolo che nella locandina cinematografica ritroviamo un chiaro riferimento al colore albicocca.


Inoltre, ricercando tra le palette dei film della Disney e di Miyazaki, il colore albicocca nelle sue tonalità compariva nei seguenti:


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